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Ricordo

Quelle volte che dondolavi il culo sulla sedia, sistemando le chiappe ad accomodare la tua anima altera.

Ti distraevi un attimo scenico dall'

uditorio. Buttavi un sorriso distratto, che prometteva qualcosa. Le dita sapienti agganciavano un lembo di camicia e tiravano la manica del polso alternativa al gesto. Lasciavi scoperti gli avambracci nervosi della tua impertinente giovinezza. Un pizzico sul naso ed io so che vuol dire una tenera ansia da prestazione, ma pare tu stia per assaggiare l'ultima fragola d'agosto. È solo allora che arriva: si prepara increspando appena le labbra e lo vedo solo io. Cresce nelle pieghe delle guance procaci, si concede una pausa, ma ormai è tardi. Esplode: il tuo sorriso migliore.

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