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Wild Wild Roma West

Le storie migliori che conosco cominciano in una pompa di benzina, e noi ci siamo dentro.

Siamo avanti di cinque Tennens, fermi alla pompa numero 3, con la sesta appena stappata. Davanti a noi c’è un uomo, in piedi, accanto ad un motorino.

Tu sei sceso, ruttando, per mettere benzina, ed io sogno una vita selvaggia perché è partita la tua playlist “Wild Wild West”, e Morricone ha fatto tutto strade sterrate, cavalli sudati e signore in cuffietta.

M’arriva otturata la tua voce dall’esterno. Ti vedo imprecare mentre stringi gli occhietti per mettere a fuoco lo schermo. Tu lo ignori, ma l’uomo del motorino ti parla, e mi pare nervoso attraverso il parabrezza infiorato di merda di piccione. Poi, comincia: con la pompa nella mano destra, preme il grilletto della pistola. Il diesel piove a terra e quello lo spara via a gambe divaricate.

“Maledetti pellirossa”, dico a voce alta sulle note di Ennio.

Nessuno mi sente e quindi mi rido da sola, nel riflesso del vetro. Tu fissi la macchinetta per la scelta dell'erogatore: stampata, la faccia del dubbio. Pugni chiusi, braccia lungo i fianchi, dondoli appena per tenerti sul posto, per non far vincere la Tennens. Sembri tranquillo adesso, ma io tra il guano e la birra non capisco se lo vedi mentre fa il cowboy di Roma west, quindi apro la portiera e ti chiedo se va tutto bene.

Tu mi lanci un’occhiata appena, liquida, tremolante, e intanto il pistolero eroga nel vuoto, sparge l’aroma chimico nella notte. La scena s’illumina da dietro e in un attimo ci ritroviamo sul palcoscenico di quella rappresentazione assurda.

L’auto gialla cricca forte e lo sportello del conducente si apre, mentre il veicolo è mosso ancora dall’inerzia. La donna sulla quarantina fa capolino, dice qualcosa, blabla.

Tu ormai sei perso nella macchinetta, quindi scendo. Bevo un sorso, tipo ricarica, e poso la T nel porta bevande.

Lei mi parla con voce incerta, mi tratta da amica. Sono le due, siamo alla pompa di benzina, un uomo sparge diesel sull’asfalto come bossoli di una colt, e quella piange. Chiede scusa, ma lei, la benzina, da sola non la sa mettere, ‘ché si è separata da poco col marito e “questa cosa” la faceva lui. La macchina l’aveva pure pagata lui, ma la teneva lei, come la casa, il setter inglese, due figlie, 7 e 16 anni; confessa che è stanca, che lei non lo capisce quanto manchi alla fine del coso, quando la cosa arriva nella parte rossa del coso. Tutto un mondo di “cosi”, maschili e femminili, che fanno come le puttane sulla Togliatti: ti danno il sesso ma non sai cosa ci sia sotto.

Te sei incastrato alla macchinetta, ancora, ed io decido che la storia della tipa è troppo lunga per ascoltarla senza birra. Cerco di non essere maleducata e metto un ditino in mezzo a noi per dirle “un momento!”, mi chino a recuperare la Super T e torno all’ascolto.

Lei mi pare subito agitata, e per un secondo penso sia stata una scelta suggerita dalla birra, quella di prendere una bottiglia davanti ad una madre di famiglia disperata, in una pompa di benzina alle 2 di notte.

«Birra» proferisce.

«Birra» rispondo.

Morricone ne ha mandata un’altra ed io mantengo il contatto visivo come in una sparatoria sotto il sole di mezzogiorno. Le faccio capire che sono ubriaca, sì, ma non abbastanza da non muovere lisci quei quattro passi verso di lei e verso il portabagagli.

Senza perdere i suoi occhi e il contatto col cinturone, faccio scattare la serratura con l’indice. Apro e mostro due casse da sei ancora eccitate di freezer.

«Birra » ripete.

«Birra » confermo.

Il pistolero ha smesso di uccidere i suoi indiani personali e ancora bestemmia furioso e orgoglioso.

« Birra? » mi fa.

«Birra » gli faccio, mentre passa una balla di fieno e lui sputa a terra tabacco da mastico.

Giriamo le macchine, coi portabagagli aperti a farci di poltrone. I tintinnii delle Tennens invadono il distributore e il pistolero pulisce la guancia della signora del West.

La musica ci avvolge mentre Roma si mangia la notte. Fumiamo e ridiamo della morte perché siamo dei duri, ricordandoci a vicenda di non lanciare cicche sulla benzina sparata. Il distributore è una locanda a cielo aperto e la storia finisce così, con te alla macchinetta, poggiato sul tuo braccio come al bancone di legno, che russi forte. Una mosca ti gira intorno mentre il telefono squilla: io ci sento le bestemmie degli amici, che abbiamo lasciato senza birra.

Ma il West è così, signori e signore, selvaggio e, a volte, crudele.


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