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Un fotografo, solo quello


Ci provavo come fanno tutti. A stare in equilibrio nelle scarpe sul marciapiede e sui pedali dell'auto mentre andavo a lavoro. Ci provavo come tutti, mentre riversavo sangue e fiato per arrivare a tutto quello che ancora non avevo. E ci provavo di brutto e come tutti a cercare immagini che non avessero niente a che fare con te, anche se tu eri nel secchio dell'umido come nella bolletta lasciata dal postino o nell'acqua che ho visto scorrere nera per strada, quando è crollato quel temporale di cui ancora parlano tutti. E i tuoi capelli neri che dormivano poggiati sulla pelle bianca del mio petto sembravano i fulmini che graffiavano le nuvole. Ed io ho provato e ancora ci provo, a non cercare foto di te, a ricordare la tua voce nell'eco del tuono, ma la mia vita auto ironica si mette d'accordo col cuore e quasi mai col cervello. E allora infilo un occhio dentro all'obiettivo nero della macchina fotografica, e il sorriso della vita si allarga prepotente e vuole che lì ci riesca, a fare tutto, bene, senza nemmeno provarci.

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